sabato 13 febbraio 2010

de-industrializzazione

con la disoccupazione oltre il 10% e il PIL a meno 3,9% c'è ormai poco da stare allegri. La sensazione di crisi è ormai palpabile, gli unici a non rendersene conto sono i tg che non fanno alcun servizio, nenche solo per dire che il problema esiste. Basta vedere la schifezza del tg5 che ogni volta, dopo avere esaurito le informazioni di cronaca (solo cronaca) e avere riportato le frasi dei soliti politici noti, continua a propinare servizi sui cani per riempire il tempo. Suggerirei di passare anche agli ippopotami, tanto per cambiare. Chiaramente no mi sembra ci sia, da parte dei boss, l'interesse a prendere di petto la situazione. L'Italic continua a dirigersi verso l'iceberg senza che nessuno degli ufficiali di bordo si prenda la briga di dare l'ordine di cambiare rotta. Un volta c'era l'industria di stato, come la Montedison, l'Alfa Romeoe la SIP. Poi si pensò di svendere le industrie ai grandi manager, come Gardini, Romiti e Tronchetti Provera. Non si sa come ma le cose non sono migliorate affatto. Gardini si suicidò in seguito a ttangentopoli; a Termini Imerese un sacco di operai verranno licenziati; la telecom è stata ceduta a telefonica. Se diminuisce la produzione industriale, perchè i cinesi o altri paesi producono la stessa merce a costi inferiori, peggiora il rapporto tra debito e PIL. Come è successo negli Stati Uniti, quando scompare l'economia di primo livello si cerca di far soldi prestando soldi, ossia con il debito. Purtroppo il meccanismo del debito rischia di incepparsi se non c'è una fonte in grado di alimentare il sistema. Negli Stati Uniti è successo questo. Si è puntato tutto sul mercato immobiliare e sui mutui facili per far ripartire il meccanismo economico. Lo stesso sta avvenendo in Italia, ma occorrono soldi, o meglio, stipendi decenti, per poter sperare nel mercato immobiliare. Non basta l'esigenza del bene. Occorre la capacità di spendere. Con il precariato, che colpisce soprattutto i giovani, non si favorsice nessun mercato. Lo dice Draghi e Bankitalia, che, ovviamente, rimangono piuttosto inascoltati. Occorre una profonda riforma strutturale del sistema socio-economico di tutta l'Italia. In realtà la speranza nascosta del governo italiano è quella di fregare le BCE. Come gli antichi imperatori romani, che per riprisitnare il flusso dell'economia coniavano monete con minor quantità di oro, così ora si spera di farsi dare sempre i soldi dalla banca centrale evitando di dovere continuamente aumentare le tasse o ridurre le spese o tutt'e due. Una via facile che permette di risolvere i problemi senza impegnarsi e senza perdere la faccia. Però la BCE non credo ci stia. Chissà che la BCE riesca a fare quello che non riescono a fare gli italiani: licenziare in tronco l'attuale classe dirigente.

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