domenica 13 settembre 2009

Italia in crisi (7)

Finalmente Mister Big è riuscito in un’impresa degna di par suo: mettere in crisi l’unità del PDL. Mister Big si lascia troppo guidare dal Senatur, che, con i suoi accoliti, propone riforme idiote, come il dialetto nelle scuole e cerca di convincerci con tesi oltre i limiti della fantascienza che i guai del suo amico sono dovuto ad una vendetta della mafia. Era ora che Fini si svegliasse e cominciasse adire la sua, invece di inghiottire i rospi e rimanere in silenzio. In altri termini, era ora che Fini esprimesse le sue opinioni che, essendo diverse da quelle di Mister Big, generano la disapprovazione di quest’ultimo che, a sua volta, pensa bene di usare i suoi cani (leggi i giornali Libero e Il Giornale) per infangare tutti quelli che gli remano contro. Penso che sia chiaro a tutti (se per qualcuno questo non è chiaro c’è da preoccuparsi) che sia arrivato il moneto di cambiare. E’ inutile tenere un governo da operetta, che non governa e non sa fare le giuste riforme, sia perché Mister Big pensa solo alle bene donnine (bene vada in pensione e con i suoi soldi organizzi tutte le feste che vuole) sia perché ci sono persone come i leghisti che non riescono a progettare una riforma federale nel vero senso della parola. Intanto aumentano gli immigrati gli operai si rinchiudono nelle fabbriche per evitare il licenziamento, le istituzioni pubbliche vanno in crisi perché non si assume più gente. Forse fini, assieme a Casini e Rutelli, sta pensando ad un nuovo partito, in grado di accogliere le esigenze della media borghesia. Sta di fatto che stiamo perdendo, nel frattempo troppi treni:
1. Mentre USA e altri attaccano i paradisi fiscali per evitare la fuga di capitali all’estero, in Italia si è rimasti ancora nella fase delle buone intenzioni. D’altronde, non è forse chi ci governa uno dei primi ad aver inviato soldi all’estero per evitare controlli fiscali?
2. Non si riesce a modificare strutturalmente l’amministrazione pubblica, per poter attivare un regime di federalismo fiscale.
3. In Italia mancano quelle forme di controllo che permetterebbero enormi risparmi sulla spesa pubblica. Si pensi solo alle case del L’Aquila costruite senza tenere conto delle norme antisismiche.
4. E’ necessaria una strategie per le infrastrutture che abbassi e non alzi i costi della vita. Invece, chissà perché, quando arriva l’estate ecco arrivare puntuali gli incrementi dei pedaggi autostradali.
5. E’ necessaria una strategia alternativa per l’energia. Investire sul solare, per rendere più produttivi i pannelli solari e sui biocarburanti, per importare meno petroli, dato che cinesi e indiani stanno passando dalle biciclette alle auto.
Inoltre, bisogna pensare che l’Italia è diventata una società multietnica, multirazziale e multiculturale, oltre che multireligiosa. Il Senatur e compagni non possono continuare a battere sullo stesso chiodo. Come fanno le fabbriche del Nord a funzionare senza gli immigrati? Visto che gli immigrati servono, allora bisogna regolarsi in altri modi, come si fa nel resto d’Europa. Purtroppo dal germe della PD non può nascere nulla di buono. L’impostazione della PD è che gli italiani sono pecoroni e come tali vanno trattati. Quindi governo forte con popolo debole. Invece scopriamo che in Italia sono i governi ad essere deboli e il popolo forte, nel senso che se il sistema Italia regge è perché ciascuno, nel suo piccolo, si sforza di far funzionare le cose. Meno male che è così, altrimenti, se dovessimo ogni volta attendere il diktat dal governo, saremmo già sprofondati nel baratro. Ora, però, mi sembra sia giunto il momento di pretendere un governo fatto di gente che sappia assumersi le responsabilità delle sue scelte ed azioni.

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