mercoledì 26 agosto 2009

Riflessione di mezza estate

In realtà, più che di mezza estate, sarebbe una riflessione di fine estate. Che novità ci sono, o dovrebero esserci? Invece delle novità, ci sono le assenze. Che fine ha fatto Mister Big? Ai primi di Agosto è andato in Abruzzo per vedere come sono le casette di legno per i terremotati. Solito discorsino, poi è sparito. Si è rifatto vivo per commentare i soliti spropositi di Bossi e dei leghisti: abbasso l'inno di Mameli, viva il dialetto, abbasso il sud sprecone e nullafacente, abbasso i clandestini extracomunitari ecc... Poi l'ultima sparata: le gabbie salariali, ossia adeguare i salari al costo delle vita del posto. A parte il fatto che tutti noi definiamo qusto periodo storico come era della globalizzazione, ossia era in cui i confini tra stati vengono ridotti (non le differenze), per cui, invece del dialetto, nelle scuole si dovrebbe insegnare l'inglese, lingua internazionale, al posto dell'italiano, ma che senso ha contrattare il salrio in base al costo della vita? Forse perchè è comparsa un'indagione statistica che ha rilevato che al sud il costo degli affitti è del 16% meno caro che al nord? A parte il fatto che, come abbiamo deto, per affidarci alle indagini statistiche bisogna, prima di tutto, conoscere in dettaglio la metodologia usata per raccogliere i dati, ma siamo sicuri che basta solo l'affitto (in media) meno caro per dire che al sud il costo della vita è meno caro? Da cosa dipende, in realtà, il valore delle cose? Non è che per caso al sud c'è meno domanda rispetto al nord di case, poichè molti giovani sono costretti a rimanere con i genitori visto che non hano lavori o stipendi tali da permettersi di pagare gli affitti? Come si sa, la legge fondamentale dell'economia è il rapporto tra domanda e offerta: se si abbassa la domanda, si abbassano i prezzi. Penso che questo sia un importante punto interrogativo e, come al solito, la classe dirigente non sembra che se ne stia occupando seriamente. Non solo. Come ho detto prima Mister Big è sparito. Fini che fa? Gli unici che propongono qualcosa sono Bossi & Co. L'opposizione? Tutto tace.

Per cui proponiamo noi qualcosa di nuovo per sistemare l'andazzo di cose in Italia. In Italia si dovrebbe istituire l'UFFICIO DEL LAVORO. I costi non sarebbero elevati, perchè basta usare le prefetture che già ci sono. Ogni italiano, compiuti i 18 anni d'età, dovrebbe OGNI ANNO recarsi nell'UFFICIO DEL LAVORO, per fare cosa? Per dichiarare cosa fa per vivere, dove risiede e dove è domiciliato. Inoltre, bisognerebbe imporre per legge che chi mente o fornisce dati falsi all'UFFICIO DEL LAVORO, rischia 5 anni di galera (minimo). Perchè? Per i seguenti motivi:
1. Emersione del lavoro nero. Chi campa con lavoretti in nero o saltuari, dichiara questo stato di cose all'UFFICIO, il quale, ovviamente, non manda in galera il lavorante in nero o la ditta che assume in nero, bensì raccoglie tutta una serie di informazioni utili che dovranno essere usate dal governo regionale o comunale per capire cosa si deve fare per ridurre il fenomeno del lavoro nero.
2. La tassazione. Se uno lavora in Italia e guadagna un sacco di soldi, ma dichiara di risiedere all'estero, deve pagare le tasse in Italia. In realtà, sarebbe giusto che le tasse vengano pagate nel posto in cui si lavora, anche se si ha la residenza altrove. Un italiano che lavora a Parigi paga le tasse in Francia. Un francese che lavora a Roma, paga le tasse in Italia. Questo perchè è giusto che la zona che offre più lavoro ha diritto a pretendere più tasse. Il discorso è più chiaro se parliamo di federalismo fiscale: se un calabrese si trasferisce a Milano per lavoro, ma mantiene la residenza, supponiamo, a Reggio Calabria, le tasse le deve pagare alla regione Lombardia. La regione Calabria non può pretendere nulla, perchè dato che la persona ha dovuto andarsene per trovare un lavoro, è sbagliato pretendere soldi da uno che non ha avuto possibilità di trovare lavoro nel paese o nella città in cui è nato. Inoltre è giusto che la persona goda di tutti i servizi del luogo in cui lavora, anche se ha la residenza altrove. Se fossimo in un contesto normale, questo discroso non avrebbe rilevanza. Ma in Italia non siamo in un contesto normale. Si sa che nelle regioni del sud la mafia la fa da padrone, impedendo ai cittadini onesti di lavorare in tranquillità. Molti meridionali si recano altrove per lavorare soprattutto perchè non possono far nulla al sud, dove la mafia strangola chiunque cerca di mettersi in proprio.
3. Assistenza a chi ha difficoltà a trovare lavoro. L'UFFICIO DEL LAVORO è un network, una rete, che mette assieme richieste ed offerte di tutta Italia (ed anche dell'Europa). Così una ditta di Bologna che ha bisogno di elettricisti può mettersi in contatto con persone di diverse parti d'Italia che cercano un lavoro da elettricista. Qualcuno potrebbe dire che già internet ora permette di stabilire questi contatti. E' vero, ma solo per il lavoro in ditte private. La novità sarebbe anche di mettere in contatto richieste di assunzioni da parte degli enti pubblici con persone che hanno titoli e requisiti per lavorare nel settore pubblico. In questo modo si vedrebbe subito se i concorsi sono pilotati o meno e si eviterebbe l'assunzione di gente raccomandata.
L'UFFICIO DEL LAVORO rappresenta un sistema integrato di raccolta di informazioni, volto a stabilire quanti italiani, o gente straniera residente in Italia, lavorano, che tipo di lavoro fanno e la qualità della vita conseguente ai guadagno del loro lavoro. A differenza di una normale società per sondaggio, i dati dell'UFFICIO DEL LAVOR sarebbere più attendibili perchè ogni italiano è OBBLIGATO a dare informazioni e perchè chi fornisce dati falsi sarebbe PERSEGUITO penalmente. Il lavoro è una cosa importante, perchè senza lavoro non si vive. E' giusto, perciò, che lo stato abbia informazioni attendibili sullo status lavorativo dei cittadini italiani, anche perchè lo stato stesso vive delle tasse pagate con il lavoro degli italiani.

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