venerdì 17 aprile 2009

Obama e i texani (La guerra delle tasse)

Il governatore del texas, Rick Perry, ha deciso da fare guerra contro il Presidente degli Satuti Uniti Obama. Motivo? Le tasse. Subito i texani fano riferimento al Boston Tea Party (quando uomini travestiti da indiani hano buttato a mare dalle navi casse di the) e a Fort Alamo (la guerra tra messicani e texani). Rispunta lo spettro della Guerra di Secessione. Gli Stati Uniti si rivelano per ciò che sono: un aggregato di stati, ognuno dei quali sostanzialmente pensa per se. Obama, con la storia delle tasse, cerca di riequilibrare un pò il sistema. Dato che le banche (non le banche commerciali ma quella d'investimento) hanno creato la bolla finanziaria, adesso lo stato si ritrova e rimettere in circolo un pò di soldi. Ci sono milioni di disoccupati e bisogna pagare loro il sussidio. Ogni tanto qualcuno impazzisce, prende il fucile e fa una strage, dato che negli Stati Uniti l'assistenza sociale è molto bassa e chi perde il lavoro praticamente perde tutto. Le tasse sono un problema importante, perchè sono il mezzo principale che garantisce l'equilibiro del sistema. Ad esempio, se le cure sanitarie fossero private, per milioni di persone in Italia curarsi diventerebbe impossibile. Quanto costa una TAC, un esame del sangue, un'operazione chirurgica? Se vieni operato di appendicite e poi ti presentano il conto di 100 mila euro che fai? Vendi un rene? Il fatto che milioni di persone possano godere di cure sanitarie gratuite, o a basso prezzo, di pensione, di contributi finanziari per il sostegno alla famiglia garantisce stabilità sociale. C'è, però, il problema opposto: le tasse devono essere pagate in maniera democratica. In Italia le tasse non sono democratiche, nel senso che non sono commisurate al livello di reddito delle persone. Se qualcuno di legge il liro di Ginsborg, "L'Italia dal dopoguerra a d oggi" si rende conto che il maggior gettito è garantito dalla tassazione indiretta (tassa sull'auto, sulla casa, sul consumo energetico, sulla benzina, ecc...). Le tasse indirette sono assolutamente antidemocratiche perchè colpiscono soprattutto chi ha pochi soldi. Immaginiamo un famiglia che fa tanti sacrifici per comprarsi una casa. Alla fine le tocca pagare un sacco di soldi di tasse sulla casa. Per fortuna è stata eliminata l'ICI, perchè prima la casa si pagava due volte: una volta con l'IRPEF e una seconda volta con l'ICI. La tassa sulla casa è una tassa assurda, perchè se la casa la usi non fa reddito. Anzi, diventa una costo perchè poi devi chiamare l'imbianchino, l'idraulico, il muratore, ecc... Possiamo detrarre i costi di manutenzione della casa dalle tasse, anche una semplice riverniciatura? Posso capire le tasse sull'affitto o sulla vendita, ma il semplice possesso di una casa, così come di un'auto, non possono costituire reddito merito di tassazione. Inoltre in Italia c'è il brutto vizio della tassazione una tantum. Il merito al terremoto d'Abruzzo il governo ha pensato ad una tassa per pagare i costi di ricostruzione, visto che la regione Abruzzo ha il bilancio in rosso. Questa è una vecchissima strategia: "L’8 gennaio del 1909 la Camera fu convocata straordinariamente per approvare un disegno di legge, presentato dal Governo, in favore dei danneggiati dal terremoto, disegno che stabiliva la somma di 30 milioni per la ricostruzione degli edifici pubblici, raddoppiava la tassa di bollo sui biglietti ferroviari e di navigazione e aumentava di un ventesimo le tasse sugli affari e le imposte sui terreni, sui fabbricati e sui redditi di ricchezza mobile.". Qui si parla, indovinate un pò, del terremoto di Messina del dicembre 1908. E' passato più di un secolo ma le cose in Italia non cambiano mai. Così come sono crollate le case di Messina, sono crollate quelle de L'Aquila, nonostante si sapesse di teremoti disastrosi precedenti (1783 per Messina e 1703 per L'Aquila). Ma, oltre a questi tragici eventi, la tassazione una tantum è servita in Italia per altre cose: per entrare in Europa (primo governo Prodi con la famosa "eurotassa"), per poter pagare le pensioni (governo Amato). A proposito del governo Amato, del 1992/1993, c'era l'allora ministro delle finanze Giovanni Goria, l'inventore dell'ISI (Imposta Straordinaria degli Immobili). La cosa strana è che gli italiani, a differenza degli americani, quando saltano fuori nuove tasse non si sa da dove, non si sa come, se ne stanno buoni buoni, zitti zitti. Ci possono essere solo due spiegazioni: 1. Gli italiani sono un popolo di pecore, e si sa, "chi pecora si fa, il lupo se lo mangia" 2. Gli italiani sono in maggioranza evasori fiscali (parzialmente o totalmente), per cui una tassa in più o in meno fa poca differenza. In entrambi i casi c'è di che preoccuparsi.

Che fare per le tasse? Qui di seguito riporto alcune idee semplici ed essenziali:
1. eliminare o ridurre il più possibile (max 5%) le tasse indirette
2. eliminare l'IVA
3. detrarre dalle tasse tutte le spese obbligatorie (bollette luce, acqua, e gas, RCA auto, ecc...)
4. le tasse devono essere proporzionali al reddito e arrivare a un max del 33% per i redditi più alti
5. le tasse sugli utili delle imprese devono essere ridotte al minimo (fino ad un max del 10%)
6. anche le tasse su altri tipi di reddito (tipo affitti case) devono essere ridotte al minimo (max 10%)
7. eliminare le tasse sui beni di proprietà (prima casa, auto, ecc...) quando questi vengono usati
8. pene severe per chi evade (l'ideale sarebbe far pagare all'evasore i costi reali della giustizia, sanità e istruzione)

E' chiaro che ad un'adeguata riduzione delle tasse deve corrispondere un adeguato controllo della spesa. Occorre si evitare gli sprechi, ma soprattutto sradicare il vizietto dei politici italiani di usare i soldi pubblici per comprarsi i voti, oltre che di usarli per dotarsi di bei stipendi e alte gratifiche. Ovviamente, vale l'equazione: "Maggiore è la corruzione di uno stato, maggiore è il livello di tassazione (diretta ed indiretta) di quello stato".

Nessun commento:

Posta un commento