giovedì 22 luglio 2010

Protezionismo vs. Globalizzazione

L'economia capitalita si basa sulla circolazione monetaria. Più moneta gira, più l'economia funziona. E' il contrario dell'economia feudale, o schiavistica dei tempi di Atene e Roma, in cui i soldi (pochi) giravano ma fino ad un certo punto. Molta gente per vivere aveva bisogno della terra con la quale produrre direttamente il cibo necessario. Poi dal Rinascimento dfino ad oggi nascono le banche, in cui i mercanti depositano i soldi e, con la rivoluzione industriale e la catena di montaggio, il capitalismo moderno. Se, agli inizi del capitalismo, l'Europa e poi gli Stati Uniti erano le principali sedi delle industrie capitalistiche, ossia se Europa e Stati Uniti si arricchivano esportando merci, con la fine del blocco sovietico ora il capitalismo ha spostato la produzione nei paesi poveri, in cui manodopera e tasse costano poco. Praticamente il capitalismo moderno produce in posto, trasporta e vende la merce in un altro e accumula i guadagni in un altro posto ancora. Questa è la globalizzazione, che funziona solo per i super-ricchi. Per i poveri, ma anche per i benestanti, non ricchi, che non possono spotarsi in altri posti per produrre, vendere o accumulare, le cose vanno peggio: perdita del lavoro, perchè delocalizzato, perdita dei guadagni per la forte concorrenza dei prodoto dall'estero, perdita dei risparmi per le troppe tasse oppure per i ricavi bassi di titoli e obbligazioni. Che fare? Gli obettivi sono semplici:
1. Riportare i centri produttivi in patria;
2. Rafforzare l'esportazione dei prodotti nostrani;
3. Impedire l'espostazione di capitali monetari all'estero.

Questa è un decisione che va presa a livello politico. In Europa dove la BCE è più forte dei governi locali europei, tale dcisione è difficile da prendere. Ne sanno qualcosa gli inglesi, che gelosi della loro autonomia governativa non vogliono entrare in zona euro. Bisognerebbe ritornare ad un vecchio e sano protezionismo, e aiutare e stimoliare l'imprenditoria locale. Di cose da fare ce ne sono tante. L'Italia ha dato i natali a persone le cui invenzioni hanno completamente modificato il nostro stile di vita (Meucci, Marconi, Fermi, ecc...) e che avrebbero potuto generare nuove imprese e nuove esportazioni. Ma così non è. C'è qualcosa che non funziona nel capitalismo italiano. Nell'epoca dello strapotere di internet si rinuncia alla banda larga e si favorisce il digitale terrestre, tecnica ormai superata. Pensate all possibilità del telelavoro (si delocalizzano i posti di lavoro, avvicinandoli a casa, riducendo così il problema del traffico congestionato nelle grandi città, come, ad esempio, Roma). L'Italia, nonostante sia un paese con grandissime risorse turistiche, ha visto fallire la sua unica compagnia aerea nazionale, l'Alitalia. Com'è possibile? E' possibile se, invece di veri capitalisti, che si percepiscono come ingranaggi di una società, abbiamo capitalisti che fanno come Attila: dove arrivano razzioano tutto quello che c'è da razziare e poi se ne vanno (sempre con adeguato compenso). Vedi manager come Tronchetti Provera per Telecom, gli ex-manager di Alitalia e delle Ferrovie, per non parlare di manager assurdi come Samuele Landi di Eutelia. D'altronde se Luca Luciani, dirigente telecom, è diventato famoso per aver detto che a Waterloo Napoleone aveva vinto... Con questa gente dove si va? Occorrerebbe un "patentino" da Manager, con il quale, oltre ad assicurarci che il manager possieda informazione di base valide (insomma conosca l'italiano, la geografia, la storia, oltrechè l'economia), possiamo anche verificare se il manager è un tipo che ha delle idee e, soprattutto, si veda come un ingranaggio importante della società. Siamo tutti ingranaggi, più o meno grossi, ma alla fine tutti contribuiamo al benessere sociale. Da una parte occorre una classe dirigente che favorisca l'economia interna, riprendendo il protezionismo, dall'altra occorrono dei manager che subiscano le conseguenze di gestioni sbagliate e che sanno di avere un ruolo sociale.

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