venerdì 20 febbraio 2009

Il problema bancario

Forse uno degli esiti possibili (se tali possono essere definiti) della crisi economica globale è il fatto che si sta mettendo in evidenza il ruolo centrale delle banche in questa crisi. La crisi del 1929 aveva evidenziato che il liberismo assoluto in economia era dannoso e controproducente, dato che ad un'elevata produzione deve corrispondere un altrettanto elevato ritmo di vendita. L'europa a quei tempi era in crisi e il surplus produttivo degli Stati Uniti non poteva essere smaltito. Adesso, invece, ci troviamo di fronte ad un altro tipo di crisi: la crisi finanziaria. Questa crisi è partita dai mutui subprime, ma ha rapidamente invaso tutti i settori finanziari. Questo perchè da una parte il mercato finanziario si è riempito di titoli spazzatura, dall'altro perchè l'asse del guadagno economico si è spostato dalla semplice produzione di merci alla vendita di titoli finanziari. Occorre partire da un assunto: il sistema economico capitalistico necessita della circolazione monetaria. Il denaro deve circolare all'interno della società. Se c'è qualcuno che vende, deve esserci qualcuno che compra. Laddove si interrompe la catena degli scambi, il sistema va in crisi. Il sistema capitalistico ha avuto i suoi indubbi vantaggi. E' grazie alla sua affermazione (dalla fine del medioevo) che abbiamo potuto osservare un notevole sviluppo della scienza e della tecnologia. Ha, però, anche dei svantaggi, in primis il rischio di collassi economico-sociali, in caso di crisi, per non parlare della necessità di contunui conflitti per mantenere attivo il sistema economico. Il punto problematico è che chi impedisce al denaro di circolare, impedisce al sistema capitalistico di funzionare. Per questo Obama chiede soldi per finanziare le famiglie americane. Tuttavia, chi produce, presta e detiene il denaro circolare sono le banche. E le banche sono istituzioni private. E come tutti i privati il loro fine è il guadagno. Come? Chiedendo alla gente di depositare presso le loro filiali i soldi oppure prestando denaro con interesse. Prendendo i soldi dalla gente e prestandoli ad altri le banche alimentano la circolazione monetaria, ma nello stesso tempo la riducono, visto che i soldi prestati, più l'interesse, devono tornare indietro. Inoltre, le banche decidono anche quanto vale il denaro, dato che si può aumentare o diminuire la quantità di moneta in circolazione. Se aumenta la quantità di moneta in circolazione, il denaro vale meno e i prezzi aumentano (inflazione). Se diminuisce la quantità di moneta in circolazione, il denaro vale di più e i prezzi diminuiscono (deflazione). Chiaramente, quindi, le banche influiscono notevolmente sulla circolazione monetaria e sullo stato di salute del sistema economico. L'ideale sarebbe che le banche immettessero tanti soldi in circolazione in tempo di crisi, prestando denaro a interessi bassissimi, mentre, in tempo di benessere possono alzare gli interessi e quindi accumulare richezza, da riutilizzare quando si manifesteranno altri peiodi di crisi. Ciò non avviene, perchè, come abbiamo detto, le banche sono istituzioni private, e quindi cercano di preservare il più possibile la loro ricchezza. Far intervenire lo stato, che deve usare i soldi della tasse dei cittadini, per immettere denaro in circolazione, significa impoverire ulteriormente la gente che vede sempre meno risorse destinate ai servizi sociali (scuola, ospedali, trasporti, ecc...). Per questo motivo, la strategia di Obama non funzionerà: usare i soldi delle tasse per creare nuovi posti di lavoro non migliora le condizioni sociali della gente dato che i servizi sociali non beneficieranno di ulteriori investimenti. L'ideale, in tempi di crisi, sarebbe quello di far immettere in circolazione più soldi dalle banche e far pagare meno i servizi sociali alla gente, garantendo così la massima stabilità sociale. Chiaramente, se un persona vede aumentare il costo dei servizi sociali e trova meno facilmente possibilità di accedere al credito è meno disposta a spendere. Tutto questo rimane un sogno utopico, visto che nessuno, finora può imporre alle banche il modo in cui devono gestire i soldi.

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