domenica 26 luglio 2009

Vietnam Italia

Dopo la morte di Alessandro Di Lisio, il parà caduto in un'attentato in Afghanistan, e gli affannosi tentativi (Bossi permettendo) del governo italiano di dimostrare di avere tutto sotto controllo, nessuno, finora, ha cercato di fare una riflessione approfondita sul motivo per cui ci sono soldati italiani in Afghanistan. Qui occorre una riflessione geopolitica: ormai esistono nazioni nel mondo che sono scoppiate, nazioni come, appunto, l'Afghanistan, la Somalia, il Congo, la Nigeria, in cui i problemi della fame e della sicurezza sono all'ordine del giorno. In questi paesi i cittadini sono lasciati a se stessi, non esiste un governo che si preoccupi del problema del lavoro e della sicurezza, qualità fondamentali per poter vivere tranquillamente. Quando il governo latita, ecco che la mafia si impone come risorsa alternativa. Così in Somalia abbiamo i pirati, in Yemen abbiamo i rapitori di turisti, in Afghanistan e in Iraq i terroristi. Forse pochi sanno che l'Afghanistan è il maggior esportatore di oppio del mondo, fin dai tempi di Bin Laden e dei Talebani. Il governo afghano, allora, approvava tale tipo di economia. E' un pò come se Tremonti ci dicesse di coltivare oppio per incrementare il livello del PIL. In questi stati, privi della capacità di garantire un minimo di ordine, è necessario l'intervento di stati stranieri che mandino i loro soldati per consentire ai deboli governi di mantenere una parvenza di legittimità. Quindi, noi italiani, che dobbiamo istituire le ronde per mantenere la sicurezza nel nostro paese, visto che non abbiamo i soldi per pagare la benzina delle auto della polizia, abbiamo, però, tanti soldi per mandare i nostri soldati a mantenere in vita i governi di altri paesi; governi che, da soli, non durerebbero neanche un giorno. E' un altro esempio dell'effetto retroattivo delle azioni malvage: abbiamo fatto del male alle nazioni povere dell'Africa, dell'Asia e del Sud America. Ora siamo noi costretti a intervenire, pagando di tasca nostra, per evitare che le cose peggiorino ulteriormente. Se aumenta il numero di nazioni in fallimento, aumenta il numero di clandestini che entrano nelle nostre frontiere, così come i profitti delle diverse mafie e delle diverse organizzazioni terroristiche. I leghisti, dimostrando il loro usuale elevato tasso d'intelligenza, pensano sempre alla strategia del "Meglio guardare al nostro orticello". Ma ormai è tardi: ciò che è stato scartato è divenuto pietra d'angolo. Le nazioni che sono state scartate diventeranno affare nostro e saremo noi, alla fine, a pagarne il conto, sia in termini di soldi, che in termini di vite umane.

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