giovedì 2 luglio 2009

I veri problemi

E' passato, finalmente, in senato il reato di clandestinità. Perciò chi entra di soppiatto in Italia, grazie alle mafie che prosperano sul traffico di clandestini, viene arrestato o espulso immediatamente. Saranno contenti i leghisti. In poche parole non vogliamo i morti di fame extracomunitari, ma nello stesso tempo non vogliamo i cervelli, gli italiani istruiti e i bravi ricercatori che alla fine decidono di andarsene all'estero perchè in Italia, tra concorsi truccati o continuamente rimandati perchè il ministero non vuole più pagare gli stipendi a chi lavora all'università, non c'è più speranza. Molti cervelli riparano in USA, perchè? Gli USA hanno capito che non è tanto l'industria con gli operai a mantenere in alto il PIL. Per mantenere alto il PIL si fa produrre la merce nei paesi del terzo mondo, dove la manodopera costa meno e le tasse non esistono, si paga qualche mazzetta al governo locale il quale da al proprio popolo l'illusione di pensare al suo benessere facendogli trovare posti di lavori finanziati da industrie estere. In questo modo l'industria fa affari d'oro, anche se c'è un problemino. Il problemino è che l'industria vende la marce alla gente degli Stati Uniti. Ora, negli USA, gli edifici industriali sono vuoti e silenti, ormai fossili di quel periodo in cui il maggior produttore mondiale era appunto rappresentato dagli USA. Bisognerebbe trovare altri lavori ai cittadini USA, ma quali? Non tutti possono mettere su in proprio un'impresa, una bottega artigianale, una professione privata. Il problema è: quanta disoccupazione all'interno del nostro stato possiamo sostenere? La disoccupazione è un grosso problema: non solo rischia di bloccarsi la catena economica interna di un paese, ma, alla fine, si crea una situazione di disagio interno pericolosa per la stabilità del paese. I vecchi rimedi alla disoccupazione (escluse epidemie, guerre e carestie) erano l'emigrazione (classico è l'esempio delle migliaia di italiani che ai primi del '900 sono emigrati un USA) oppure la costituzione di lavori sociali o ammortizzatori, ossia un pò di soldi dati alla gente per grantire un minimo di sopravvivenza sociale. E i cinesi? I cinesi, forse, hanno trovato un altro rimedio: la creazione di industrie e bottege artigianli fuori dalla Cina ma che impiegano operai cinesi. Un esempio evidente sono gli opifici tessili di Prato. A Prato esistono decine e decine di opifici gestiti da cinesi che impiegano solo manodopera cinese. Producono merce a basso prezzo che viene sempre venduta. Perchè non assumere anche operai italiani? Forse nemmeno gli italiani vogliono, a causa del bassissimo salario e dell'ambiente di lavoro poco salutare. Viene da pensare alla protesta del Febbraio scorso degli operai inglesi contro gli operai italiani assunti dalla Total per la raffineria Lindsey Oil di Grimsby. In Italia non si è assistito ad una forte protesta contro gli operai cinesi che lavorano sul suolo italiano. Magari con il reato di clandestinità molti opifici cinesi verranno chiusi. Comunque il rimedio cinese, sebbene nuovo perchè prevede l'installazione di manodopera cinese in altri paesi, Europa in primis, in realtà trae ispirazioni dai metodi colonialistici delle potenze europee, tra cui l'Italia. Per esempio, molti italiani hanno trovato in Libia l'opportunità di lavorare e prosperare. Poi, come sappiamo, è arrivato Gheddafi e li ha cacciati tutti. Il colonialismo fu utile per le potense europee, come Inghilterra, Olanda e Francia, per dare ai poveracci in patria l'opportunità di fare fortuna nei paesi colonizzati. Joseph Conrad, l'autore di "Lord Jim" e "Cuore di tenebra" ha ben espresso il significato del colonialismo dei suoi tempi. Se prima era l'Europa a colonizzare, ora è la Cina, anche se in forme diverse. Quindi l'Italia dovrebbe riprendere a colonizzare? Sappiamo che in Cina il mercato dell'auto è in espansione. Trasferiamo all'estero gli operai di Termini Imerese? Oppure torniamo all'emigrazione in massa dei primo del '900, solo che allora emigravano i poveracci, adesso i cervelli. Ma l'attuale governo, addottante la filosofia del "temporeggiatore" riaasumibile nella frase: "Speriamo che i temi cupi passino" a cosa serve? E' dal 1929 che sappiamo che il libero mercato non funziona. Occorre l'intervento degli stati, e prima si interviene, meglio è. Così come prima una malattia viene curata, più alta è la probabilità di guarire. Sicuramente deve cambiare il ruolo sia di Stato che di Confindustria. Il primo deve avere un ruolo più incisivo nella politica economica, il secondo deve smettere di considerare il primo, alla stregua Keynesiana, come il Babbo Natale a cui chiedere aiuto in tempi di vacche magre. Occorre una nuova strategia comune con un unico obiettivo: mantenere attiva la produttività economica. Come? Ecco alcuni spunti:
1. Creazione di una joint-venture tra imprese e stato, con l'obiettivo di mantenere costante la ricchezza delle imprese. Questo per avere una riserva di liquidità anche in tempi critici e non ricorrere sempre all banche.
2. Creare un Istituto bancario nazionale, in grado di fornire liquidità in tempi di crisi e di controllare l'operato di altre banche. L'Istituto deve garantire i soldi pubblici o privati investiti in imprese.
3. Selezionare in maniera adeguata le figure dei manger. In questo caso il manager deve essere un professonista a non il solito "figlio di..." e dovrebbe esserci in Italia una scuola in grado di laureare bravi manager.
4. Attivare sistemi, anche di collaborazione internazionale, per migliorare i rapporti commerciali in altri paesi. Questo per grantire scambi più equi ed evitare che la crisi di un paese estero abbia ripercussioni su di noi.
5. Per quanto riguarda la politica economica estera, creare una sinergia tra imprese nazionali e Stato, al fine di dare forti appoggi a quelle imprese che cercano di fare reddito all'estero.

Non sono cose facili da realizzare, ma qualcosa si deve pur fare. Altrimenti torniamo tutti a fare gli emigranti.

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