lunedì 8 giugno 2009

Italia allo sfascio

Come avevo detto nel blog precedente (Italia in europa), e come adesso titolano a caratteri cubitali i maggiori giornali, il sogno del bipartitismo è naufrgato. PDL e PD non riescono a racimolare i voti necessari per poter dire alle altre forze politiche "adesso comandiamo noi". Il PD perde di più del PDL, tuttavia ci sono alcune nalisi interessanti che si possono fare. Individuiamo, come ha fatto "Repubblica", 5 aree di voto: nord-ovest, nord-est, centro, sud e isole. Consideriamo i primi 5 partiti: PDL, PD, Lega Nord, IDV e UDC. Il testa c'è il PDL. A seguire PD, Lega, IDV e UDC. Vediamo però, nel caso della Lega, che quest'ultima è terza nel nord-ovet e nel nord-est, ma ultima nel centro, al sud e nelle isole. Chiaramente la Lega ormai è il partito del nord. Vediamo che l'IDV va bene al centro e al sud dove è terzo. L'UDC va bene nelle isole dove è quarto, mentre l'IDV è quinto. Nelle isole, soprattutto in Sicilia, la fa da padrone l'MPA di Lombardo. Complessivamente La destra e l'MPS sono terzi nelle isole. Ora arriviamo ai primi due partiti. Il PDL è sicuramente in testa nel nord-ovest, al centro al sud e nelle isole, mentre nel nord-est è quasi un testa a testa tra PDL e PD. Mentre la Lega ha una percentuale di voti costante tra nord-ovest e nord est, poco più del 19%, il PD passa dal 23% al 28% dal nord-ovet al nord -est. IDV e UDC hanno una percentuale di voti costante al nord-ovest, al nord-est e al centro, ma la loro prestazione sale al sud e nelle isole. Il Pd cala al nord-ovest, al sud e nelle isole. Il PDL cala al nord-est e nella isole. Ecco le interpretazioni:

1. Probabilemnte nel nord-est c'è un problema lavoro. Se PDL e Lega si sono fatti vanto nella riduzione dell'immigrazione clandestina, probabilmente adesso dovrebbero considerare il problema lavoro. Sappiamo che nel nord-est prevale la piccola impresa, che ha maggiori difficoltà ad affrontare la crisi economica globale. Soprattutto il PDL non è in grado di trovare favore nell'elettorato del nord-est.
2. Il centro e il sud sono il punto di forza del PDL. Per il PD solo il centro. Si osserva però l'avanzata nel sud di IDV e UDC. L'emorragia di voti del PD nel sud è spiegabile con l'avanzata di IDV e UDC. Al centro l'emorragia riguarda di più il PDL. Si osserva anche una lieve avanzata dei partiti di sinistra (PRC-PDCI al centro e Sinistra e Libertà al sud). C'è un'insoddisfazione della gente nei maggiori partiti che si riversa nel voto verso IDV e UDC, principalmente. Forse anche qui la crisi economica induce la gente a trovare altre alternative.
3. Nelle isole si registrano due dati importanti. In primis il forte astensionismo (meno del 50% è andato a votare). Va bene che si tratta del parlamento europeo, però, probabilmente, è venuta anche a mancare una precisa indicazione di voto. Il PD perde, ma perde di più il PDL. In Sicila riprende la tendenza centrifuga, dovuta al fatto che probabilmente sono arrivati meno soldi di quelli promessi (e in una regione, che ha il maggiore numero di dirigenti nella pubblica amministrazione, questo conta). Non a caso adesso c'è l'emergenza spazzatura a Palermo. In Sardegna lo spostamento del G8 dalla Maddalena a L'Aquila avrà sicuramente scontentato qualcuno. Qui il problema è il mancato afflusso di denaro necessario a far girare l'economia di Sardegna e Sicilia.

I due partiti maggiori sono in affanno. Il PD sicuramente più del PDL, dato che non ha ancora trovato una sua identità (sinistra o centro?). Il PDL, però, perde colpi. Non arrivano i soldi al sud e al nord la gente perde lavoro. IDV e UDC convincono di più, probabilmente per l'insistenza sul tema della legalità dell'IDV e sul tema della famiglia dell'UDC. La Lega fa man bassa di voti, ma solo al Nord.

In conclusione, al di là delle gisutificazioni che lasciano il tempo che trovano, come quella dell'astensionismo, si sta ritornando alla situazione di scollamento del 1992. Mentre allora il prevalere della frammentazione politica era dovuto all'azione della magistratura, adesso è dovuto all'incapacità dei due maggiori partiti di affrontare la crisi economica. La gente comincia a guardarsi attorno per trovare risposte da qualche altra parte. Ed è anche probabile che qualcuno si sia stancato ed abbia deciso di non andare più a votare perchè non ha più la speranza di trovare una risposta dai politici italiani.

Per quanto riguarda gli altri paesi europei, è chiaro che l'Europa sta stancando. La gente non vede l'utilità di un'Europa unita. L'unico modo, secondo me, per uscirne sarebbe quello di elaborare un nuovo piano energetico per ridurre inquinamento e costi dell'energia e l'Europa dovrebbe dare soldi a chi desidera innovarsi e, anche, dare soldi per migliorare l'assistenza sociale alla gente disocupata o che non trova lavoro. Utopia? Sicuramente si.

Un'ultima cosa: chi va da Gelli a chiedergli di trovare un altro in grado di ricostituire l'unità d'Italia?

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