giovedì 4 giugno 2009

Italia in Europa

Tra un pò ci saranno le elezioni per il parlamento europeo. In concomitnza alle europee ci saranno anche le elezioni per alcuni comuni e provincie. Quello che si può registrare dalla campagna elettorale è la pochezza e la mancanza di prospettive e di programmi sensati della classe dirigente italiana. Sia a destra che a sinistra. Nonostante il tentativo di centralismo di Mister B, la politica italiana continua a manifestare una propensione allo sfaldamento. Anche se c'è lo sbarramento al 4%, vediamo, oltre al PDL altri tre partiti di destra e oltre al PD altri 2 partiti a sinistra, oltre a IDV, UDC, Lega, Pannella e altre listine. Questo significa, nonostante l'obiettivo di Rinascita Democratica della P2 di Gelli, che la società italiana non riesce ad esprimere una coesione d'intenti. Il bipartitismo non è adatto alla società italiana, perchè agiscono forze disgregatrici di varia natura. Non si tratta solo di differenze tra Nord e Sud. Adesso abbiamo le differenze tra italiani ed extracomunitari, tra giovani ed anziani, tra occupati e disoccupati, tra lavoratori a tempo indeterminato e lavoratori precari e così via... Non c'è da stipirsi se, alla fine, sia difficile ritrovare una coesione d'intenti un'unità sociale che Napolitano, giustamente, vede sempre più diminuire. Ora come ora non ha più senso l'unità d'Italia e l'unità dell'Europa. La crisi ha manifestato la debolezza del Sistema, un Sistema che si teneva unito sulla base dell'illusione di una crescita continua. Sappiamo tutti che la ricchezza di uno stato dipende da pochi fattori, il più importante dei quali è l'esposrtazione di prodotti in altri paesi. Se la bilancia commerciale di un paese è in attivo, allora attiriamo capitali da altri paesi e manteniamo alto il PIL. E' quello che sta facendo ora la Cina, così come aveva fatto l'Italia durante il boom economico degli anni '60. Altrimenti attiriamo capitali dall'estero sottoforma di depositi bancari e investimenti finanziari. E' quello che hanno fatto gli Stati Uniti (e anche la Gran Bretagna) per mantenere alto il proprio PIL mentre la Cina stava diventando il principale produttore mondiale di merci. E' ache quello che stiamo facendo noi con i capitali di Gheddafi. O quello che hanno fatto i tedeschi con i russi, tramite Magna, per mantenere aperti gli impianti di Opel. Se non otteniamo soldi vendendo, allora ce li facciamo prestare dagli altri. Però, poi, dobbiamo restituirli. In Italia bisognerebbe rivedere le politiche future di sviluppo per sapere se si può, in qualche modo, far tornare in attivo la bilancia commerciale, e generare un sitema economico in grado di attirare capitali stranieri. In quest'ultimo caso in Italia non dovrebbe più essere valida l'equazione: italiano = mafioso. Il caso Noemi è preoccupante non tanto per le frequentazioni o lo stile di vita di Mister B, quanto per il fatto che Mister B non esita a mettere come candidate veline o attricette. In questo caso è sicuro che il rapporto di Mister B con le donnine diventa anche un fatto che deve interessare il cittadino. Quale competenza deve possedere un candidato alle elezioni? Dobbiamo votare cani e porci? La Brambilla faceva le trasmissioni di Medail (ve li ricordate i "Misteri della notte"?). In una puntata si vede la Brambilla portare al guinzaglio due uomini. Questo significa che ha acquisito competenza nella gestione dell'industria turistica? E la Carfagna? Basta fare 12 pose per un calendario ed essere l'assistente della trasmissione di Mengacci per diventare un ministro competente? Una volta si diceva che bisognava studiare e molto per diventare competenti e professionali. Adesso basta partecipare al grande fratello, fare un calendario o alcune puntate di una trasmissione di Mediaset per essere ministri. Non a caso gli insegnanti si lamentano perchè c'è il rischio che ai prossimi esami vengano bocciati più della metà degli studenti. Per fare carriera politica non c'è niente di meglio che essere ospiti in un programma della De Filippi. A cosa serve studiare? L'idea che ora domina in politica è fare in modo che la gestione sia in mano di pochi (anzi pochissimi) e tutto il resto è solo scena. Per questo proliferano attricette e veline. Se bisogna far scena, almeno facciamola bella.

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