lunedì 29 giugno 2009

Italia in crisi (6)

Quasi dappertutto (solo su internet, però) si leggono critiche alla manovrina del governo. Tremonti è come Quinto Fabio Massimo detto "Cunctator", Il "Temporeggiatore". Mentre Annibale devastava l'Italia con le sue truppe, Quinto Fabio aspettava. Alla fine la sua strategia si è rivelata come la più idonea (d'altronde, allora, non c'era il concetto di patria). La sua fu una strategia militare. Dal punto di vista economico non si può dire lo stesso. Più tempo si perde, più aumentano i rischi. La strategia del governo è chiara: tranquilizzare i cittadini e soprattutto le imprese facendo loro annusare l'odore dei soldi. Intanto si evita di concedere soldi "veri", come vorrebbe confindustria, che aspetta il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti dei privati e l'avvio di nuovi investimenti statali sulle infrastrutture, e si spera in un miglioramento futuro dell'economia.

La cosa più irritante è che Tremonti, nell'intervista all'Annunziata, ha detto chiaramente qual'è la riforma che cambierebbe radicalmente lo stato di cose in Italia: il federalismo fiscale. Ci sono già stati due governi Berlusconi, e il federalismo non è stato fatto. Adesso si continua a non fare il federalismo. Se ne parla tanto. La Lega continua a citarlo, ma poi? La verità è che il federalismo NON lo si vuole fare, e questo per i seguenti motivi:
1. Gestione centralizzata delle tasse: tutte le tasse vanno a Roma. Poi, i capi politici decidono quando e come distribuire i soldi pubblici. Ovviamente ciò comporta un enorme potere politico. Un esempio? La Sicilia: i voti dei siciliani vengono ottenuti in cambio di finanziamenti alla regione (che, poi, sappiamo dove vanno a finire). Vuoi gli ospedali? Votami. Vuoi le scuole? Votami. Vuoi strade e ferrovie? Votami. Vuoi un alloggio popolare? Votami. Con il federalismo non è detto che il voto di scambio scompaia, tuttavia sarà possibile fare i confronti con l'erba del vicino. Un altro esempio è il Veneto e il Trentino. Molti comuni veneti, al confine con il trentino, hanno promosso referendum per passare al trentino. Perchè? Perchè in trentino i soldi delle tasse si traducono in servizi efficienti per il cittadino. Quindi con il federalismo, sarà più difficile praticare il voto di scambio, perchè se la gente si rende conto che l'erba del vicino è più verde, inizia a protestare. E sarebbe più difficile per un capo politico locale proteggersi dalle proteste della gente o manipolare i mass-media per giustificarsi. Non solo: con il federalismo ogni regione ha un budget più ristretto da gestire. Avere meno soldi significa avere minore capacità di nascondere gli sprechi. Inoltre i capi politici locali sarebbero costretti a combattere la mafia: se i soldi vengono dai cittadini che lavorano in loco, e se molti cittadini chiudono bottega a causa della mafia, la regione va in bancarotta. Perciò bisogna fare qualcosa contro la mafia. O no?
2. La grandi imprese italiane utilizzano gli ammortizzatori sociali per trarne beneficio in tempi di crisi. In tempi di crisi si licenzia la gente che viene mantenuta con i soldi dello stato. Questa è sempre stata la strategia della Fiat, ad esempio. Un conto è chiedere allo stato italiano, che ha un grosso budget, un conto è chiederlo al comune di Torino, che, inevitabilmente, avrebbe maggiori difficoltà. Certamente avere un unico referente politico in grado di gestire (a proprio vantaggio) la crisi economica è un vantaggio per le grandi imprese. Questo è un grosso problema che ostacolerà fortemente la creazione del federalismo fiscale. Bene o male, con il federalismo fiscalo lo stato dovrà maneggiare meno soldi di prima, e bisogna vedere se riuscirà a mantenere pensioni e cassa integrazione.
3. Con il federalimo, anche le giunte e i consigli regionali dovrebbero essere eletti direttamente dal popolo. Il motivo principale delle rivoluzioni borghesi è sempre stato che chi gestisce le tasse deve essere, in una certa misura, controllato anche da chi è tassato.

Si parla anche di chi sposta i capitali all'estero. Sia gli Agnelli che Mister Big hanno spostato capitali all'estero. In Italia c'è il vaticano o San Marino che consentono questi spostamenti di capitali, oppure si fa un viaggetto a Lugano. Chiaramente ho poca fiducia nella capacità di questo governo el combattere la fuga di capitali. Non a caso il precedente governo Berlusconi ha fatto una legge contro le rogatorie, che sono stati utili nel caso della maxitangente Enimont, ha depenalizzato il falso in bilancio e ora ha fatto una legge contro le intercettazioni, tutti strumenti utili per i finanzieri per capire chi fa il furbetto. Si ritorna alla politica del "finto fare". A parole si dice che si sta lavorando, mentre nei fatti tutto rimane come prima.

L'unica soluzione è un nuovo partito politico, con nuove persone, giovani e soprattutto con nuovi ideali. Altrimenti Annibale continuerà a devastare l'Italia, e non è detto che stavolta venga sconfitto.

Post Scriptum: il nuovo Annibale potrebbe essere Gheddafino. Magari Mister Big sta aspettando che Mister G sganci qualche soldo allo stato italiano, comprando titoli di stato o di enti statali. Però Mister G è furbo e sicuramente sta preparando un lista di "desideri" da presentare a Mister Big. Alla fine chi ci guadagnerà?

Nessun commento:

Posta un commento